Insomma, alla esaltazione di costui, Gregorio era accusato, e non altro.
(922) Niceta, op. c., p. 1199. Il gesuita tirolese Rader, che scrisse nel decimosettimo secolo, non so per che vezzo, rendea questa frase: et improbitatem illius probi Siculi. Il testo ha: kai mnêsikakian tou deinou ekeinou Sikelou.
(923) Kathêgêtês kai ierotelestês
(924) Zographos
(925) Niceta, op. c., p. 1226. L'autore aggiugne che il volume fu poi preso in casa di Fozio, presentato al Concilio dell'867, e dato alle fiamme.
(926) Si fa menzione di questo appello nelle epistole di Niccolò I, presso Labbe, op. c., tomo VIII, ni VII, VIII, IX, XI, p. 288, 289, 303, 320, 326, 335, 375, e in altri atti pontificii, a p. 1274, 1283, 1295, 1332. Tutti son dati in un tempo in cui la prima accusa contro Gregorio si confondea con quella, assai più grave, di aver fatto parte del concilio di Costantinopoli dell'861. Veggansi anche Niceta, op. c., p. 1199; e Baronio, Annales Ecclesiastici, an. 854.
(927) Niceta, op. c., p. 1199.
(928) Questo fatto si legge nel secondo decreto del Concilio di Roma, dell'863, presso Labbe, vol. c., p. 1322; e Baronio, Annales Ecclesiastici, an. 863.
(929) Veggasi la epistola n° VIII di Niccolò, presso Labbe, vol. c., p. 298.
(930) Sarebbe inutile di accumulare citazioni sul notissimo fatto dello Scisma, che si ricava dagli atti dei Concilii, dalla Vita di Sant'Ignazio, ec.
(931) Veggansi le loro risposte nelle due diverse compilazioni degli atti di questo Concilio, l'una greca, l'altra latina, presso il Labbe, vol. c., p. 1061 e 1307, 1311, seg.
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