Perocchè il popolo di Palermo, mentre guerreggia la prima fiata contro i Berberi (886-887), mette ai ferri e caccia in Affrica lo emir Sewâda e gli dà lo scambio; tre anni appresso (890) combatton Siciliani contro Affricani, che è a dire contro le forze mandate dal principe; a capo di due anni un emiro rientra per forza in Palermo; e corsi pochi mesi, nel dugento ottanta dell'egira (893-894), l'emirato di Sicilia è conferito al gran ciambellano che stava accanto a Ibrahim, cioè la colonia è oppressa e spogliata di sue franchige, ovvero ha scosso il giogo; e di certo par che l'abbia scosso tra il novantacinque e il novantasei quando è fermata pace coi Cristiani93. Si scorge in cotesti travagli il doppio effetto della condizione politica dei popoli e delle passioni d'un uomo. La condizione dei Berberi rispetto agli Arabi, e della colonia rispetto alla madre patria, avea dato principio alle due tenzoni. Ibrahim-ibn-Ahmed le spinse al segno a che arrivarono negli ultimi anni del nono secolo. Per domar meglio la colonia di Palermo, aizzò i Berberi di Girgenti. Volle domar la colonia, perchè a questo il portava sua natura esorbitante e feroce; e per trarne danaro e adoperarlo all'altro disegno, d'abbattere e calpestare l'aristocrazia arabica in Affrica; il che ei fece sì bene, che distrusse la base della dinastia aghlabita, onde questa entro pochi anni crollò.
CAPITOLO II.
Ibrahim-ibn-Ahmed non solamente avviluppò in questa guisa la condizione politica della colonia, e poi sciolse il nodo con orribile catastrofe, ma, non sazio di quel sangue musulmano, venne ei medesimo in Sicilia a sterminare gli ultimi avanzi de' Cristiani; prosegui la vittoria in Calabria; e minacciava tutta la terraferma d'Italia, quand'ei morì com'Alarico sotto le mura di Cosenza.
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