Affrettaronsi i sollevati a consegnarli di peso alle soldatesche affricane, di presidio, credo io, a Mazara: dalle quali furono imprigionati, imbarcati per l'Affrica, e quivi dati al supplizio. Il Berbero, per fuggirlo, bevve un veleno che di presente lo fe' morire; talchè non rimase ad Ibrahim che d'appiccare il cadavere al patibolo e scannare i figliuoli del suicida. Sfogò con nuovo argomento di tortura sopra l'Hadhrami. Fattoselo recare innanzi, disse a un carnefice pien di facezie, come tanti ve n'ha, che tentasse il condannato con motteggi e buffonerie: e quando il misero cominciava a sperarne salvezza e gli spuntava il riso in faccia, "No," proruppe Ibrahim, "non è ora da burle:" e fe' cenno al manigoldo; il quale a colpi di bastone lo ammazzò137.
Mandava poi Ibrahim a reggere la Sicilia un uom di sangue aghlabita, statovi emiro, com'e' sembra, una ventina d'anni innanzi, per nome Abu-Mâlek-Ahmed-ibn-Omar-ibn-Abd-Allah138. Con la riputazione del casato sperava il tiranno lusingare o tenere in rispetto i popoli; e con la imbecillità della costui persona si fidava governar la colonia a suo piacimento dall'Affrica. Ma le due inveterate discordie che sopra toccammo, non si poteano comporre sì di leggieri; e per giunta gli sdegni, i rancori, i rimproveri, che tengon dietro ad una rivoluzione repressa, fecer nascere nuove scissure. Donde l'anno ottocento novantanove, tante piccole fazioni, confusamente combattendo, empiean la Sicilia di sangue139. Per ovviare alla debolezza di Ahmed, dicon le croniche, o piuttosto per domare la Sicilia nel solo modo che si poteva, Ibrahim vi mandò un esercito poderoso, capitanato dal proprio figliuolo Abu-Abbâs-Abd-Allah, vincitor dei ribelli d'Affrica140.
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