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      Con tuttociò non si fa ricordo di enormezze come quelle di Tunisi, dalle quali rifuggia l'animo alto e gentile di Abd-Allah. Gli increbbe anco della battaglia, se ci apponghiamo al sentimento di tre versi, che improvvisò in Sicilia, forse quel dì stesso; nei quali, disgustato delle stragi, incendii e distruzioni, quel prode, sospirando, pensava a qualche giorno tranquillo, vivuto nei giardini di Rakkâda, in mezzo alle sue donne e figliuoli147.
      Palermo ingrossando di quartieri suburbani, stendeasi in questo tempo dalla parte di scirocco infino alla sponda dell'Oreto; da ponente ne saliva una catena di abituri per due miglia e più infino al villaggio di Baida, ossia alle falde dei monti: sobborghi sì importanti che racchiudeano da dugento moschee e però vi si debbon supporre a un di presso due quinti di tutta la popolazione palermitana148. Su quel vasto aggregato di ville da diletto ed umili case della gente industriale, torreggiava la città antica, afforzata di bastioni e di lagune, il Cassaro come l'appellarono gli Arabi, spaziosa cittadella di figura ovale che tenea quasi il mezzo dell'odierna città149. Occupati i sobborghi dal nemico, i cittadini si difesero nel Cassaro per dieci giorni e stipularono un accordo; onde furono schiuse le porte ad Abd-Allah, il diciotto settembre. Per patto, o innanzi che si fermasse, grandissimo numero di cittadini con lor donne e figliuoli andavano a rifuggirsi in Taormina; Rakamûweih e i più intinti nella rivoluzione facean vela chi per Costantinopoli, chi per altri paesi di Cristianità, ove mai non potesse arrivare il braccio d'Ibrahim.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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