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      Perciò volle impadronirsi della fazione sciita, sì grossa e zelante e fin allora disordinata; volle innestar su quel robusto ceppo gli ordinamenti misteriosi dei Persiani; onde i capi della setta lo sarebbero stati anche di una gran parte della società arabica, e avrebbero rivoltato lo impero e mutato la dinastia. Tra gli Sciiti, come accennammo, si notavano varii rami, ciascun dei quali tenea legittima una diversa linea di imâm, o vogliam dire califi, del sangue di Ali; chi i successori di Mohammed figliuolo di Ali e di Hanefia; chi quelli di Hasan e chi di Hosein figli di Ali e di Fatima; e nella discendenza di Hosein si correa d'accordo infino a Gia'far, detto il Verace (a. 765), ma poscia altri riconoscea Musa, quarto figliuolo lui, altri i figli d'Ismaele, secondogenito premorto a Gia'far: onde i partigiani di cotesta linea furon chiamati Ismaeliani237. Costoro par non avessero in pronto chi mettere in trono, poichè o spacciavan vivente tuttavia Mohammed figlio d'Ismaele, o favoleggiavano in sua stirpe una serie di imâm mestûr, o, diremmo noi, pontefici nascosi, che il volgo non dovea saperne nè anco i nomi. Per la comodità di tal mistero o per altra cagione che fosse, lo straniero Ibn-Kaddâh elesse a suoi disegni questo ramo della fazione sciita.
      Dalla Persia meridionale venuto a Bassora, Ibn-Kaddâh comínciavi sue mene; scoperto indi e costretto a fuggire, tramutasi in Selamîa presso Emesa; vi compera poderi, e, infingendosi d'attendere all'agricoltura, va spacciando qua e là dâ'î, o vogliam dire missionarii, un dei quali, nel distretto di Cufa, indettava Hamdan-ibn-Asci'ath, soprannominato il Kirmit, uom di schiatta arabica, che parve ottimo strumento ad Abd-Allah.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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