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      Ma l'Arabo, rubatagli l'arte, si fe' capo d'una setta novella che da lui si addimandņ dei Karmati, o meglio direbbesi Kirmiti238. Dopo venti anni (899) levaron la testa in Bahrein, provincia d'Arabia, ove la setta s'era agevolmente propagata tra fiera e libera gente, che poco temeva il califato lontano. Negli ordini loro si scerne il miscuglio delle superstizioni e dottrine persiane col genio independente della schiatta arabica: da una mano la ipostasi dello imām, e novelle pratiche religiose, manichee anzi che musulmane; dall'altra qualche eccesso di comunismo mazdakiano e tutte le virtł e i vizii della democrazia kharegita. Sembrami error manifesto degli eruditi di noverare i Karmati tra gli Ismaeliani, coi quali non ebbero altra comunanza che le pratiche condotte e poi spezzate tra il Kirmit e Ibn-Kaddāh; nč altra somiglianza che di qualche forma e qualche mistero. Del rimanente correano per due vie opposte e come a due poli del mondo. Gli Ismaeliani, ritennero gli ordini di associazione segreta quando non n'era mestieri, dopo la esaltazione cioč della dinastia fatemita (910), e dopo la ribellione di Hasan-ibn-Sabbah ad Alamūt (1090); nč disdissero mai il nome maomettano; e s'abbian promosso il dispotismo e la superstizione lo mostrano i lor discepoli Drusi e Assassini. I Karmati al contrario, non contenti di calpestare l'islamismo, si risero d'ogni domma e rito, e si tediarono di star nelle tenebre dell'associazione occulta: costituirono uno Stato libero e forse licenzioso; ebbero non principe semideo, ma capo politico, non altrimenti chiamato che Kabīr, ossia superiore; e talvolta, in luogo d'uno, ubbidirono a sei magistrati con titolo di sāid che suona signori, come que' della Mecca avanti Maometto e delle nostre repubbliche del medio evo239. Ognun sa che i Karmati, per tutto il decimo secolo, fieramente combatterono dall'Arabia fino all'Egitto il califato abbassida e poi anco il fatemita; che sparsero fiumi di sangue; che presero la Mecca, e portaron via la sacra pietra nera della Caaba, per rivenderla a carissimo prezzo ai devoti Musulmani; e che da lor venne, in parte, la rovina dello impero musulmano.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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