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      Il vincitore accordņ l'amān, distogliendo a gran fatica i capi di tribł di Kotāma dal promesso saccheggio di Kairewān. Nč solamente assicurņ vita e sostanze al popolo della capitale, e a quanti altri si sottomettessero, ma anco alla parentela degli Aghlabiti e ai condottieri del giund. Prepose agli oficii pubblici molti capi kotamii e qualche giureconsulto arabo sciita; rinnovņ i simboli della moneta, bandiere, atti pubblici, senza porvi nome di principe; mutņ due parole nell'idsān, o diremmo appello alla preghiera253; del rimanente non molestņ gli ortodossi; nč sparse altro sangue, che degli schiavi negri soldati di casa d'Aghlab. D'ogni parte dell'Affrica propria, gli Arabi sottometteansi ad uom sģ civile che tenea in pugno trecentomila barbari. Non che i cittadini, piegavan la fronte i nobili del giund; non sentendosi forza di salvar sč stessi e i figliuoli dalla schiavitł254; onde credeano uscirne a buon patto se non perdean altro che la dominazione. E al solito avvenne che il giogo si aggravņ quando l'ebbero assestato sul collo.
      Perchč lo Sciita tra non guari risegnava il comando. Sembra che tanti anni innanzi, i capi kotamii iniziati a Ikgiān non avessero voluto mettere a rischio vita e sostanze senza sapere per chi; onde lo Sciita lor additava il custode del gran segreto in Selamia di Siria. Andativi i messaggi di Kotāma, trovarono Sa'īd-ibn-Hosein; il quale, richiesto di svelare il pontefice, rispose "son io," aggiugnendo chiamarsi, per vero Obeid-Allah; e infilzava una genealogia fino ad Ismaele, e da questi ad Ali e Fatima, figliuola del Profeta.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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