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      Perciņ caddero i sospetti sul mercatante straniero; e fu sostenuto, interrogato, confrontato col figlio e coi famigliari e costoro torturati a frustate; ma tutti negavano e parlavano a un modo. Eliseo non s'appose al vero, finchč lo Sciita, trionfante a Rakkāda, non gli domandava con lusinghe e promesse, la liberazione d'Obeid-Allah. Ricusņ; gittņ le lettere in faccia agli ambasciatori; e li fe' mettere a morte. Lo Sciita, dicon le croniche, tremando per Obeid-Allah, dissimulava l'insulto; tornava a pregare; e di nuovo gli furono uccisi i messaggi. Allor con gran furore mosse di Rakkāda (maggio 909) sopra Segelmessa.
      E forse in suo segreto il men che bramasse era di liberare Obeid-Allah. Fin dai principii della ribellione d'Affrica, lo Sciita, per lealtą alla verace schiatta d'Ali o ambizione propria, par si fosse studiato a tener lungi dallo esercito l'impostore di Selamīa. Ma nol potea disdire apertamente, avendo amici e nemici tra i capi di Kotāma, padroni dell'esercito, abboccatisi con Obeid-Allah in Oriente, entrati in quell'orditura di spionaggio, menzogne e superstizioni, nella quale era avvolto lo stesso Sciita, e le fila, maestre teneale in mano Obeid-Allah. Con ciņ le moltitudini cominciavano a ripetere il nome del pontefice nascoso; a saperlo in pericolo; nč forza umana le avrebbe ritenuto. Lo Sciita, non osando dunque spezzare l'idolo fabbricato con le proprie mani, gli si prostrņ il primo; differģ i disegni; sperņ che i meriti avrebbero cancellato le offese; che il novello principe non avrebbe potuto far senza di lui: e quando s'accorse dell'errore, mormorņ, cospirņ, e fu spento.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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