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      In un combattimento erano sconfitti i Siciliani; rimanea sul campo di battaglia grande numero di lor nobili; i feroci Kutamii irrompeano nei sobborghi; metteano al taglio della spada gli abitatori, fin le donne e i fanciulli; sforzavano le donzelle, guastavano e saccheggiavano ogni cosa. Nondimeno la cittą vecchia tenne fermo: Abu-Sa'īd chiese ed ebbe dal Mehdi nuovi aiuti d'uomini e di navi; finchč, scarseggiando le vittuaglie, rincarito anco il sale a poco men che una lira all'oncia326, i cittadini si calarono agli accordi dopo sei mesi d'assedio. Si stipulņ pien perdono, fuorchč a due capi ribelli: e i cittadini con la solita alacritą li consegnarono, e fecero entrare Abu-Sa'īd a' dodici marzo novecento diciassette. Contro i patti, com'egli č manifesto, svelse le porte, abbattč mura, tolse le armi e i cavalli da battaglia, pose una taglia su la cittą, e, imprigionati molti uomini di nota, li mandņ in Affrica al Mehdi. Questi senza strepito li fe' mazzerare; e poi spacciņ in Sicilia una clementissima amnistia. Di settembre del medesimo anno Abu-Sa'īd, col navilio e l'esercito, tornava in Affrica, lasciando a reggere la Sicilia Sālem-ibn-Ased-ibn-Rāscid, affidato in una forte schiera di Kotamii327. La rivoluzione d'independenza parve morta e sepolta.
     
     
     
      CAPITOLO VIII.
     
      Tra le raccontate guerre civili dell'isola, gli Italiani di Terraferma, arrivati, con rara vicenda di fortuna, a collegarsi per pochi mesi, estirparono i Musulmani dal Garigliano. Durevoli accordi poteano seguirne men che prima allo entrar del decimo secolo, quando i feudatarii dell'Italia di sopra si fecero quasi principi assoluti; l'autoritą dell'impero occidentale calņ tuttavia, per esser piccioli e troppi i pretendenti; le armi bizantine valser nč pił nč meno quanto bastava a non poterle cacciare dall'Italia meridionale; la tiara pontificale s'avvilģ, nei misfatti, nelle atrocitą, nelle brutture, dispensata alfine per man delle Marozie e delle Teodore.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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