E così la impresa si apparecchiava a Costantinopoli, quando Landolfo ebbe a tornare a Benevento per la morte del padre (910), e mancò di lì a poco (911) lo stesso Leone337. Landolfo, preso lo stato, rinnovò il novecentoundici i patti con la repubblica di Napoli; la quale in parole gli promesse d'aiutarlo contro i Musulmani come se Benevento fosse terra sua propria338; ma in fatti par non abbia cessato quel gioco d'equilibrio incominciato ottant'anni prima. La fortuna delle armi fu varia. I Musulmani condotti da Alliku, come leggesi il nome nella cronica, avean fatto una punta fino alla costiera dell'Adriatico, quando Landolfo li raggiunse e ruppe in due scontri a Siponto339 e Canosa340. Tornaron fuori con novelle forze; dettero il guasto a Venosa, Frigento, Taurasi, Avellino, e al contado proprio di Benevento341. In ultimo saccheggiarono e arsero il monastero d'Alife342.
Maggior danno recarono dalla parte di Roma. Il monastero di Farfa, celebre nel medio evo per grandi possessioni e baldanza contro i papi, fu distrutto in questo tempo, l'anno non si sa, abbandonato dai frati quando si sentirono addosso i Musulmani343. Giace Farfa nella Sabina; la qual provincia era tutta corsa al par che la Campagna di Roma e il territorio di Ciculi, con uccisioni, incendii, saccheggi. Si spinsero i nemici oltre il Tevere a Nepi; salirono fino ad Orta e a Narni, nelle quali città stanziarono344. Impadroniti così dei passi, misero grave taglia sopra i Cristiani che andassero in pellegrinaggio alla tomba degli Apostoli.
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