E fatta breve pausa, ripigliņ:
      Sģ, per Dio, passarono i secentomila." E una voce s'alzņ, del maestro di scuola Abu-abd-Allah, che gli rispose senza cirimonie447: "Va, Abu-l-Abbās, che ti basta un omicidio solo448," alludendo al grave peccato ch'era di sparger sangue per caso di maestą449.
      Non andņ guari che Khalīl n'ebbe il gastigo dalle mani degli uomini; Minacciata Kairewān dal ribelle Abu-Iezīd, e tentennando i cittadini tra la paura delle sfrenate sue moltitudini, e l'odio contro casa fatemita, Kāim vi mandņ il gran sicario della dinastia con una banda di mille Negri a cavallo. Il quale, all'usanza vecchia, cominciņ a velare e maltrattare, e tentava anco la cura della fame, spazzando il contado con orribile guasto; ma fe' contrario effetto, poichč i cittadini mormorarono, poi cospirarono, e, come minor male, chiamarono Abu-Iezīd. Appressandosi l'esercito ribelle (ottobre 944), Khalīl perdč l'animo: uscģ alla battaglia quasi sforzato; fuggģ pria che si venisse alle mani; e corse a chiudersi nel palagio di Kairewān. Dove preso dai ribelli, l'uccisero coi suoi sgherri, e appiccarono il cadavere a un palo, alla porta chiamata di Rebi'450.]
     
     
     
      CAPITOLO X.
     
      Fortuneggiarono i Fatemiti in questa rivoluzione. Dicemmo noi che le sčtte kharegite ardeano ab antico tra i Berberi, or covando, or divampando. Dal ramo degli Ibaditi si spiccņ, com'egli avviene, novella affiliazione che prese nome di Nekkariti451; e contaminņ la giustizia dello scopo con la stolta iniquitą dei mezzi; insegnando legittimi, l'omicidio, lo stupro, la rapina su tutti i non Nekkariti; ch'era a dir quasi tutto il genere umano.