Ibn-'Attāf e Ibn-Kufi preposti da Khalīl, quand'ei tornossi in Affrica, sembrano proprio il capo bargello e il capo riscotitore; nč alcuno avea titolo d'emir, come poc'anzi Sālem: motewalli, in fatti, li chiama la cronica siciliana, che vuol dire "delegati" e litteralmente "pseudo-wāli."462 Forse fu surrogato, il novecentrentaquattro, un Ibn-Asci'ath a Ibn-Kufi, che tra i due sembra il riscotitore; forse Ibn-'Attāf, il bargello, ebbe autoritą un po' pił larga il novecentrentacinque, quando il califo fatemita pericolava in Affrica e ricominciavano le mormorazioni in Palermo463. Ma la debolezza che i compilatori appongono a Ibn-'Attāf era per vero la poca autoritą dell'oficio, da non poter armare la gioventł, dare gli stipendii, osteggiare gli Infedeli, strappar loro il tributo o far colta di bottino e prigioni. Kāim, seguendo e rincalzando la pratica del padre, avea tanto accentrato il governo in Affrica e indebolito la colonia, da toglierle il principio vitale della societą musulmana, ch'era la guerra: perpetuo errore dei despoti a tener il popolo tra morto e vivo per assicurarsi di lui. Il che nuoce al popolo, nuoce al despota e non impedisce le rivoluzioni; poichč e gli oppressi n'avran voglia sempre e l'oppressore non potrą prevenirle sempre. Di tutte le cittą musulmane, Palermo avea patito minor danno nella guerra di Khalīl. La nobiltą, i giuristi, la plebe, mal soffrendo tanta abiezione; suscitati dalle nuove d'Affrica, dove Abu-Iezīd tuttavia combattea, non seppero star cheti l'anno novecenquarantasette alla fine del ramadhan, quando le pratiche religiose e la frequenza del popolo in piazza riscaldan pił le teste ai Musulmani.
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