Nella festa che sorvenne del primo scewāl trecentrentacinque (24 aprile 947), i Beni-Tabari, nobil casato d'origine persiana ch'era dei primi nel consiglio municipale di Palermo, levano il romore contro Ibn-'Attāf, gridando che per la costui dappocaggine e viltą i Cristiani calpestano il nome musulmano, si ridon dei patti e da tanti anni non pagan tributo. Il popolo li seguģ: uscito in piazza 'Attāf coi fanti del bargello, si vien alle mani; sbaragliati i fanti e molti uccisi; prese le bandiere e le taballe di 'Attāf; sģ che a mala pena arrivņ a chiudersi in castello. I cittadini se ne tornavano a lor case senza incalzarlo altrimenti. Attāf indi a scrivere i soliti letteroni al principe che mandasse stuoli di soldati subito subito. I capi del tumulto procacciaron dal canto loro di ritrar come andasse la guerra d'Abu-Iezīd e che intendesse di fare in Sicilia Mansūr. Saputo ch'egli fosse per commettere il governo dell'isola ad Hasan-ibn-Ali, partirono per Mehdia Ali-ibn-Tabari ed altri uomini di nota, a chiedere, in scambio di Hasan, un emiro di lor piacimento. Il qual fine si proponeano di conseguir per amore o per forza; raccomandando ai partigiani in Palermo che non lasciassero entrare in cittą Hasan-ibn-Ali, nč sbarcare i seguaci dalle navi; ma aspettassero le lettere ch'essi avrebbero scritto dall'Affrica dopo l'abboccamento con Mansūr464. Cotesta pratica si dče riferire alla state del novecenquarantotto, quando Mansūr, spenti gli ultimi avanzi della ribellione in Affrica, ebbe agio di pensare alla Sicilia465.
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