Pei primi non sarebbe necessario allegare testimonianze e poche possono rimanerne: pure abbiamo il ricordo d'un Sa'îd-ibn-Heddâd, di famiglia artigiana come lo accenna il nome patronimico, al quale, sotto il regno d'Ibrahim-ibn-Ahmed, morì in Sicilia un fratello che gli lasciò quattrocento dînar, guadagnati com'ei pare, con alcuna industria486. Dal novecento al novecentrentanove quattro grossi eserciti erano stati mandati a ripigliar lo stato in Sicilia; un altro (902) e parecchi stuoli minori vi erano passati andando in Calabria. Ma di cotesta massa soldatesca di Berberi, Negri, Slavi e milizie arabiche d'Affrica, sbarcati nell'isola in men di mezzo secolo, chi fu spento, chi se ne tornò; picciola parte è da supporre rimasa a soggiorno: e di ciò si ha indizio pei soli Slavi, che diedero nome al più grosso quartier della capitale487. Sembra di maggiore importanza, per lo numero e per la qualità degli uomini, la migrazione dei partigiani di casa aghlabita e dei fervidi ortodossi che lasciavano l'Affrica, per paura o dispetto, al mutamento della dinastia e alle varie persecuzioni che seguirono. Ai quali la Sicilia era asilo, come paese più lontano dagli occhi sospettosi dei governanti e come quello che odiava i Fatemiti e vivea più o meno apertamente in rivoluzione.
E cresciuta la popolazione, cessate le continue guerre del conquisto, incominciavano a metter fronde, se non per anco fiori e frutti, gli studii; sturbati sì nelle guerre d'independenza dal romor delle armi, ma molto più promossi dal principio civile che accompagna i moti politici e fa lor precedere o seguire da presso lo svegliamento degli ingegni.
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