La successione del quale oficio in una famiglia si vede sovente nelle storie musulmane, dagli Aghlabiti d'Affrica infino agli odierni pascią d'Egitto, ma sempre nacque di fatto e durņ con le sembianze di elezione che venisse dalla volontą del principe. Cominciņ sempre da un emir temporaneo; finģ sempre col fatto di novella dinastia independente; passando per una serie di vicende, che da una dinastia all'altra si assomigliano come le figure simili in geometria; procedono secondo unica legge; e danno agli occhi lo stesso aspetto. Morto Mansūr, pochi anni appresso la elezione di Hasan, i successori del primo non mutarono la famiglia degli emiri in Sicilia, perchč l'era potentissima a corte e governava l'isola tranquillamente. Quando poi i Kelbiti caddero in disgrazia al Cairo, i califi fatemiti si accorsero di non poterli sradicare dalla Sicilia. Perchč gią era avvenuto il caso che nascea necessariamente dagli ordini sociali e politici dei Musulmani, come altrove accennammo. La nobiltą militare, i soldati mercenarii, i dottori erano avvinti alla famiglia kelbita dal saldo vincolo dell'interesse, per via degli stipendii e del patrocinio; la plebe nudrita con le scorrerie contro i Cristiani e le limosine in patria; l'universale soddisfatto delle entrate che s'investiano in comodo pubblico o di privati siciliani, degli edifizii che sorgeano, dello splendor d'una corte protettrice di begli ingegni, del reggimento condotto secondo i bisogni o il genio dei cittadini di Sicilia, non degli impiegati di Mehdia; soddisfatto delle colonie che moveano dal Val di Mazara a ripopolare le cittą della Sicilia orientale, a coltivarne le campagne o godersi i tributi di quelle ove rimanessero i Cristiani.
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