E perņ mandava in Italia, in vece d'oratori col tributo, que' che gli parean capitani e soldati. I quali alla prima si diedero a maltrattare e taglieggiare i sudditi, peggio che non avrebbe fatto il nemico541.
Hasan, dal suo canto, com'ei seppe sbarcati i Bizantini ad Otranto, chiese rinforzi. Mandatigli da Mansūr settemila cavalli e tremila cinquecento uomini da pič, oltre i soldati d'armata e le navi da guerra e da carico, giugneano in Palermo, il due luglio novecencinquanta, condotti dal liberto schiavone Farag-Mohadded. L'esercito siciliano era in punto; sģ che a' dodici luglio poderoso sforzo mosse per mare e per terra alla volta di Messina, sotto il comando di Hasan. Immantinenti, valicato lo stretto, assalirono Reggio, cui trovaron vota di abitatori. Hasan spargeva i cavalli a far preda intorno; andava egli col grosso delle genti all'assedio di Gerace; davale indarno aspri assalti; e gią la riducea, tagliatole l'acqua da bere, quando ebbe nuove dell'esercito bizantino che venisse a trovarlo. Perlochč, composto coi Geracini e presone danari e statichi, raccolti i suoi, mosse contro i Greci; i quali precipitosamente si rifuggirono ad Otranto e Bari. Hasan, inseguendoli, poneva il campo sotto Cassano; infestava i dintorni. Combattuta per un mese la cittą senza frutto, e sopravvenuto l'inverno, fe' l'accordo come a Gerace; ripassņ il Faro; lasciņ l'armata a svernare nel porto di Messina; ed ei tornņ alle stanze in Palermo542. I patti di Gerace e Cassano sembrano tregua per un anno, comperata con una taglia che si pagava parte in contanti, e si davano gli statichi in sicurtą del resto543.
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