In ogni modo, il patrizio nè assali l'isola, ne tentò altra impresa di che si faccia memoria. Hasan in men d'un anno rifece l'armata siciliana564. Non è inverosimile, ma nè anco provato, che in questo tempo un'armatetta musulmana abbia osteggiato Napoli per parecchi dì, fatto prigioni, perduto la maggior nave in un assalto, e in fine assentito a lasciar tranquilla la città, prendendone taglia in moneta e vasellame d'oro e d'argento: e può credersi anco ch'alcun dei prigioni avesse visto in sogno San Gennaro e Sant'Agrippino, i quali gli promettessero il riscatto che poi seguì565. Da miglior fonte sappiamo che seguirono avvisaglie: il novecensessanta preso dai Musulmani un Afrina o come che si chiamasse, capitan greco al certo, e dai Bizantini un Ibn-Baslûs e menato a Costantinopoli; il novecesessantuno venuto in Sicilia un legato bizantino che portava il gran nome di Socrate, il quale riscattò con danaro Afrina e gli altri prigioni di sua gente566. La debole guerra finì con una tregua, fermata, com'ei pare, il medesimo anno, e durata infino all'esaltazione di Niceforo Foca567.
CAPITOLO III.
Posate le armi, Hasan suggellò con due gravi fatti la novella amistà tra la dinastia fatemita e la colonia siciliana; obbedientissima ormai di contumacissima che sempre era stata. S'affrettò a comparire a corte di Mehdia col figliuolo Ahmed e con trenta de' primarii nobili musulmani dell'isola; i quali, al dir d'un compilatore, prestarono giuramento a Moezz568; al dir della cronica contemporanea, Hasan li fece entrar nella setta del Principe dei Credenti569: ond'e' mi par manifesto che s'affiliassero alla società ismaeliana570. Non era avvenuto mai a' Fatemiti d'accalappiare a un tratto tanti e sì illustri proseliti.
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