E per troppa certezza della vittoria par si fossero disordinati i Bizantini. Gli altri, certissimi ed ormai bramosi della morte609, voglion finirla a un tratto; intonano i versi dell'antico poeta arabo:
«Indietreggiai per amor della vita; ma vita, ah, non sento in petto se non ripiglio l'assalto!
«Che le ferite del codardo gli tingano le calcagna. A noi le ferite piovon sangue su la punta del piè.»610
E s'avventano con Ibn-'Ammâr: la misura del verso li unì in un sol impeto da farsi far largo. Il capitano, visto che in vece di morire si può vincer tuttavia, grida a tutto fiato: "Oh Dio, se m'abbandonano i figli d'Adamo non mi lasciar tu:" e diè un'altra carica, che scompigliò i nemici; e invano lor patrizii fecero prova a rattestarli con le parole e coll'esempio. Manuele spronava nella mischia con un'eletta di cavalli; rinfacciava a' suoi che si fossero millantati tanto coll'imperatore ed or fuggissero dinanzi un pugno di barbari. Ferì in questo dire tra i Musulmani; uccise di sua mano un uomo; e si trovò avviluppato, picchiato di lance d'ogni banda; ma non passavano la grave armadura. Tirano dunque al cavallo, chi di punta, chi di taglio a' garretti; caduto a terra col suo signore gli si abbaruffano addosso Arabi e Greci; alfine fu spacciato Manuele e chi l'aiutò. Gli altri si sbaragliarono. Era tra mezzodì e vespro611. Il grosso degli Arabi eran fanti, come si vede nell'episodio di Manuele che terminò la battaglia.
Durò la caccia, la fuga, la carnificina infino a notte. A compier l'epico terrore del caso612, un negro nembo che ottenebrava quella chiostra di monti, scoppiando a folgori e tuoni quando fu decisa la giornata, incrudelì sopra i fuggenti, accrescendo i pericoli degli ignoti e rotti luoghi.
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