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      Uno squadrone messosi a briglia sciolta giù pel burrato, precipitò nella fossa; che la colmaron uomini e cavalli, e i vincitori passaronvi su di galoppo, dicono i loro annali, nè par mica impossibile. D'ogni lato, pe' greppi e per le boscaglie, inseguirono gli spicciolati, li scannarono quanto loro bastavan le forze a ferire: pochi patrizii o altri uomini di nota fatti prigioni, per avarizia del riscatto. Pochissimi camparono fuggendo. Più di diecimila i morti; bottino infinito di cavalli, robe, armi; tra le quali si trovò una spada ch'era passata dai Musulmani ai Cristiani in Oriente, e quella riebbero nel sanguinoso campo di Rametta. Su la quale era inciso in caratteri arabici: "Indiano è questo brando; pesa censettanta mithkâl; e molto ferì dinanzi l'apostol di Dio." Cotesta reliquia delle prime guerre dell'islam era mandata poscia a Moezz con altre preziose armi e piastre e maglie613; aggiuntovi una resta di capi mozzi e dugento prigioni barbari, dice una cronica614, che sembran degli Armeni o dei Russi.
      Ma come i trofei erano recati in Palermo, uscito all'incontro l'emiro Hasan, fu commosso, dice Ibn-Khaldûn, di tanta e sì improvvisa gioia che gli scoppiò una febbre maligna; della quale morì, del mese di novembre, a cinquantatrè anni615. Tacciono tal drammatica infermità gli altri annalisti: onde potè per avventura immaginarsela quell'ardito e primo scrittor della Scienza Nuova616, cercando sempre dentro la storia medesima la cagione del fatto la quale spesse volte si trova fuori.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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