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      CAPITOLO IV.
     
      Due anni dopo le raccontate vittorie, correndo il trecencinquantasei (16 dic. 966, 5 dic. 967) Moezz significò all'emir di Sicilia la pace fermata con l'Impero, e gli ingiunse di riattare, meglio oggi che domani, dicea lo scritto, le mura e fortificazioni di Palermo; ordinare in ogni iklîm dell'isola una munita città che avesse moschea giami' e pulpito; e ridurvi la gente dell'iklîm, vietandole di soggiornare sparsa pei villaggi. Ahmed fece metter mano immantinenti ai lavori in Palermo, e mandò per tutta l'isola sceikhi preposti ad inurbare le province. Tanto e non più una cronica musulmana629. Ed Ibn-Haukal, venuto in Palermo sei anni appresso, ammirava le forti muraglie del Cassaro e della Khâlesa; e intendea come delle nove porte del Cassaro tre fossero state innalzate da Ahmed, una delle quali tramutata da debole a difendevol sito630. Delle città ristorate oltre la capitale nulla sappiam di certo631. Ma più monta indagare l'ordine militare ed amministrativo accennati sì laconicamente dal cronista. Ed a ciò ne proveremo; e direm poi della pace.
      La prima cosa è da vedere che valga qui iklîm; la qual voce gli Arabi tolsero del greco, al par di noi632; le serbarono il significato che aveva in geografia fisica; e v'aggiunser quello di circoscrizione territoriale. Così la troviamo in Affrica nel decimo secolo633, in Sicilia nel duodecimo634 e in Egitto nel decimoquarto635; dinotando per lo più quel tratto mezzano di paese ch'oggi chiameremmo distretto, o cantone: nè altro vuol dire al certo in questo rescritto di Moezz.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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