Moezz abbassò gli occhi tacendo; s'ammalò; e non guari dopo morì (975). Che che sia di cotesto dialogo, il quale non disconviene a due adetti d'astrologia del decimo secolo, si accetteranno i particolari della prima ambasceria che fanno all'argomento nostro: la condizione cioè dell'esercito siciliano; e che Moezz volentieri ragionasse di sue ambizioni orientali coi legati di Costantinopoli645.
Già le guerre di Niceforo e le irruzioni dei Karmati in Siria batteano la dinastia turca, fondata in Egitto da Ikhscid, capitano degli Abbassidi, il quale avea occupato la provincia commessagli e l'avea lasciata a' suoi. Venuto a morte (maggio 968) il loro liberto Kafûr che tenne con man ferma lo Stato, succedettegli di nome un Ahmed, nipote d'Ikhscid, fanciullo di undici anni, e di fatto un reggente e due ministri i quali si sfamarono in rapine e soprusi. Indi tumultuavano le soldatesche; i cittadini malcontenti prestavano orecchio alle pratiche di Moezz; e un sensale giudeo di Bagdad, che s'era fatto musulmano e straricco e strumento necessario dell'azienda d'Egitto, visto che i nuovi signori stendesser le mani a pelarlo, si rifuggì appo il Fatemita; gli svelò le condizioni del paese e le vie di insignorirsene. La pestilenza e la carestia che in quel tempo desolavan orribilmente l'Egitto, aiutarono al precipizio646.
Moezz ebbe sapienza e genio di amministrazione, di che solea trar vanto. Narrasi che una volta, per sermonare i grandi della vezzeggiata e temuta tribù di Kotama, si fece trovare in farsetto, nel suo studio, tra libri e dispacci: "Ed ecco," lor disse, "com'io spendo i giorni a far di mia mano il carteggio con l'Oriente e l'Occidente, in vece di sedere a desco profumato di muschio, vestito di sete e pellicce, a sbevazzare al suono di strumenti musicali e canto di belle giovani!
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