Abietti si calano i nostri principi, pieni d'avarizia e di superbia in casa; i dotti non curano nè intendono, ti danno responsi comentando come a lor piace, nè pensano a Dio nè alla vita futura; pessimi i mercatanti, non rifuggon da cosa illecita nè reo guadagno; i devoti balordi, pronti a voltar casacca, fanno cammino in ogni calamità e spiegan la vela ad ogni vento: e però i confini e le isole rimangono in balía dei nemici, e la terra si lagna con Dio della iniquità di cui la tiene.»721
CAPITOLO VI.
In questo tempo l'amistà di Moezz con Niceforo par abbia preso quella sembianza di lega che i cronisti occidentali rinfacciano all'impero bizantino. Già da parecchi anni Otone primo, cominciava a colorire i disegni sopra l'Italia meridionale, come accennammo; profferiva da sovrano feudale aiuti a Pandolfo Capo di ferro principe di Capua e Benevento contro Niceforo rivolto al racquisto della Puglia; tentava senza frutto di tirare a sè il principe di Salerno; d'ottobre del sessantotto correa con incendii e rapine i confini di Calabria e dello stato salernitano; accattava forze navali dai Pisani che poco appresso si veggono combattere in Calabria722; di marzo del sessantanove incalzava l'assedio di Bari tenuta dai Bizantini; e in quel torno inviava aiuti a Pandolfo, che fu vincitore e poi vinto a Bovino723. La pratica del matrimonio del figliuolo con la principessa greca Teofano, anzichè comporre, rinvelenì gli animi (giugno ad ottobre 968) per la perfidia che v'odorò la corte bizantina, la ingiuria che incontrò a Costantinopoli l'ambasciatore Liutprando, e il vero o supposto tradimento dei Bizantini che dettero addosso in Calabria alle genti di Otone quando liete veniano a ricever la sposa (969). Seguirono dunque in Puglia tra le armi de' due imperi parecchi scontri che non occorre divisar qui724. Nell'un dei quali forse il novecensessantotto due Landolfi, fratello e figliuolo di Pandolfo Capo di ferro, combatteano in Ordona contro i Greci e i Musulmani uniti insieme e metteanli in fuga; ma il giovane Landolfo vi toccò una ferita725. Atto figliuol del marchese Trasimondo di Spoleto, del novecensettantadue, ruppe un capitan musulmano Bucoboli, e inseguillo infino a Taranto726: forse ausiliare mandato da Moezz pria della morte di Niceforo Foca; forse capitan di ventura ai soldi del principe di Salerno, o della repubblica di Napoli, la quale era stata poc'anzi (970) assalita da Otone.
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