In una spaventevole incursione, quella, come parmi, d'Hasan del novecencinquantuno o del cinquantadue, i monaci di San Mercurio si rifuggivan qua e là per le castella; San Nilo rimanea nel romitaggio d'una spelonca vicina, donde vide la polvere dei cavalli nemici; e, campato su nella montagna, tornando, trovò che gli avean rubato fino un sacco di cilicio, e il monastero desolato, e mancava un fedel suo compagno. Cui volendo riavere o rimaner prigione con essolui, si poneva all'aperto in mezzo alla strada; vedea venir dieci cavalieri vestiti, armati e cinti le teste di fazzoletti753 alla foggia dei Saraceni; quand'eccoli smontare, inginocchiarsi: ed erano gli abitatori d'un castello, che così travestiti scorreano, se per far bene o male non so, i quali lo accertarono essere salvo il compagno754. Posate poscia le armi musulmane, seguíto il tumulto di Rossano che narrammo, San Nilo presagì la novella tempesta. Tornò allora a Rossano l'arcivescovo Vlatto, con molti prigioni riscattati in Affrica, per credito della sorella ch'era moglie, come diceano, del re dei Saraceni: qualche schiava favorita del Mehdi o di Kâim. Dondechè proponendosi Vlatto di andar nuovamente in Affrica a liberar altri Calabresi, San Nilo lo ammonì non si arrischiasse in quella tana di vipere che alla fin fine l'avrebbero morso: e in fatti, andato, mai più non tornò755. In quel medesimo tempo si raccendea la guerra musulmana in Calabria; vaticinava San Nilo che la non finirebbe di corto, e distogliea lo stratego Basilio dal fabbricare una chiesa, chè gli Infedeli, dicea, la demolirebbero immantinente occupando il paese756. Nella guerra, forse del novecentosettantasette, riparatosi San Nilo nel castello di Rossano, rimasero nel cenobio tre frati, che furon menati prigioni in Sicilia757.
| |
Hasan San Mercurio San Nilo Saraceni Rossano San Nilo Rossano Vlatto Affrica Saraceni Mehdi Kâim Vlatto Affrica Calabresi San Nilo Calabria San Nilo Basilio Infedeli San Nilo Rossano Sicilia
|