A riscattarli ei vendea delle canove del monastero il valsente di cento bizantini d'oro758, e con un frate fidato e un giumento donatogli da Basilio stratego, li mandò in Palermo, con lettere per quel principe, dice la cronica, cui chiamano Amira, e altre ad un segretario759, brav'uomo e cristianissimo. Il quale tradotta l'epistola all'emiro, quei la lodava di dottrina e prudenza, e vi raffigurava lo stile d'un amico760 di Dio: onde onorato molto il messaggiero e regalatolo, mandava a San Nilo un presente di pelli di cervi e aggiugneavi questa lettera: «Colpa tua, ch'ebbero dispiacere i tuoi frati; poichè se me n'avessi richiesto, ti avrei spacciato una cifera761 che bastava affissarla in su la piazza, e niuno avrebbe molestato, il monastero, nè sarebbe occorso fuggirtene via. Adesso, se non temi di venirne appo di me, potrai soggiornare liberamente nel paese che m'obbedisce, dove sarai rispettato ed onorato da tutti.»762 Del quale scritto mi par genuino il senso, e fin direi il tenore.
Morto intanto Otone primo (973), Otone secondo, che meritò esser detto dai Romani il Sanguinario, ritentava l'impresa dell'Italia meridionale; parendogli quivi men salda che mai l'autorità dei fratelli della moglie, regnanti a Costantinopoli con poca riputazione e impedimento di nuove guerre. Allo scorcio dell'ottantuno, calato a Benevento dando voce del passaggio contro gli Infedeli, espugnata Salerno che gli ricusava l'omaggio e gli aiuti, Otone si apparecchiò al conquisto delle Calabrie763. Le quali, scrive Ditmar, uom sassone d'alto legnaggio, vescovo e contemporaneo, eran gravemente afflitte dai Greci e dai Saraceni764. Un altro cronista tedesco di quell'età, afferma che gli imperatori bizantini, non potendo stogliere Otone da cotesta impresa, condussero a soldo i Saraceni di Sicilia e altre isole, e fin d'Affrica e d'Egitto, per lanciarglieli addosso765. Gli annali musulmani, che maravigliosamente accordansi con Ditmar in molti particolari, notan solo che Abu-l-Kâsem bandì la guerra sacra, poichè il re dei Franchi movea contro la Sicilia766. Manifesto egli è dunque che i Bizantini e i Musulmani di Sicilia, rinnovandosi il comun pericolo, rifacessero la lega come al tempo di Niceforo e di Moezz767. Lo stratego di Calabria assoldò forse qualche compagnia musulmana, che stanziò in quelle parti e militò con essolui.
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