Un della ciurma che lo volle ritenere, fu trafitto; gli altri ricacciati indietro dagli altri famigliari saliti con l'arme alle mani; e Otone intanto afferrava la spiaggia: talchè i Danai truffatori d'ogni gente furono burlati, conchiude soddisfatto Ditmar791. Nel cui racconto io non veggo nulla che rassomigli a favola. Altri recò il caso un po' diverso, come l'andava ritraendo la fama792; chi venne appresso v'aggiunse e tolse quanto gli parve793; falsarii moderni lo ricomposero a lor modo794: e in fine i critici nauseati sono stati lì lì per rigettar tutti gli episodii in un fascio795. I ricordi arabici convengono con Ditmar, sì nei primi accidenti della fuga e sì nel successo, dicendo che Otone si ridusse allo accampamento ov'era la moglie; e con lei tornossi a Roma796.
E veramente, soggiornato alquanto a Capua, passò nell'Italia di sopra, adunò del novecentottantatrè la dieta dell'Impero a Verona797, s'apprestò a far vendetta sopra la Sicilia, vantossi di gittare un ponte di barche su lo stretto di Messina798, e venne a morire a Roma (7 dic. 983); meno avventuroso d'Abu-I-Kâsem, ch'era caduto sul campo di battaglia. Dove la stirpe arabica pagò alla stirpe italiana l'affitto della Sicilia, coi buon colpi che sbarattarono un esercito germanico e fecer morire di rabbia e disagi l'imperatore, l'Otone, passeggiante ormai su l'estrema punta della penisola. E forse Salernitani, Romani, e Italiani d'altre province tratti a forza sotto l'insegna imperiale, benedissero le scimitarre orientali che loro balenavano dinanzi gli occhi.
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