Dicon gli annali arabi che Giāber dolentissimo lasciņ, e Gia'far a malincuore prese l'oficio. Nondimeno, arrivato in Sicilia del trecentosettantatrč (14 giugno 983, 2 giugno 984), rassettņ e fece prosperare il paese; lodato anco per amore degli studii e liberalitą. Morto il quale del settantacinque (23 mag. 985, 11 mag. 986), succedettegli il fratello Abd-Allah, che seguģ il bello esempio, e in breve anch'egli trapassņ, del mese di ramadhan trecensettantanove (dic. 989); lasciato l'oficio d'emir al proprio figliuolo Abu-l-Fotūh-Iūsuf. Cosģ espressamente il Nowairi e Ibn-abi-Dinār; nč vi ripugna il dir degli altri compilatori. Aggiugne il Nowairi, che 'Azīz gli mandņ poscia il rescritto d'investitura806.
Arrivņ all'apice in questo tempo e repente rovinņ la potenza dei Beni-abi-Hosein a corte del Cairo. Hasan-ibn-'Ammār, il vincitor di Rametta, per riputazione propria nelle armi e di sua parentela appo la tribł di Kotama, si trovņ sceikh, spontaneamente eletto, credo io, dei Kotamii stanziati in Egitto, ch'eran tuttavolta i pretoriani di casa fatemita: ed egli a un tempo lor patrono e fidato capitan del califo; tantochč 'Aziz, venendo a morte (ottobre 996), gli raccomandņ il figliuolo Mansūr, soprannominato Hākem-biamr-allah, fanciullo d'undici anni. Alla cui esaltazione, i condottieri kotamii lo sforzarono a dare il governo dello Stato a Ibn-'Ammār, con oficio nuovo, che si chiamņ il Wāsita, ossia Intermediario; e vi si aggiunse il titolo di Amīn-ed-dawla, che suona "Il Fidatissimo dell'impero.
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