Indarno sperano i miscredenti risarcire lor guasti; indarno s'apprestano a raccogliere le primizie dei campi, ch'ogni anno gli stuoli che tu mandi in guerra, battono lor monti e lor pianure, lasciando vestigio d'ignudi cadaveri capelluti e barbuti826; e chi scampa si riman soletto, senza la famiglia ch'è menata in cattività; e trova sì svaligiati suoi tempii, che gli è forza smettere l'idolatria. Salve, o Iûsuf, vigile scolta dell'islam nella notte di questa misera età. Lieta siati la festa; lunghissimi i tuoi giorni al ben fare, al regno, alla gloria; e perenne suoni il tuo nome dal pulpito827. Così il poeta metteva a un paro con le veraci virtù la sanguinosa intolleranza religiosa e lo strazio de' vicini: e fosse dileguato al tutto tal empio errore in religioni più mansuete e popoli più civili!
Pur la corte kelbita di Palermo avea fama in Italia di quella ch'era gentilezza secondo i tempi, come l'attesta un centone d'istoria e romanzo, scritto, un anno più o un anno meno, al mille di nostr'èra. L'attesta, dico, trasponendo nel passato, come sovente si fa, le idee presenti. L'autore, monaco a Roma o nei dintorni, narra i primi assalti dei Musulmani sopra la Terraferma d'Italia (842) in questo modo: che Florenti re palermitano, innamorato per fama della bella Gisa sirocchia del principe Romualdo, per rapirla adunava sciami infiniti di Saraceni d'Africa, Palermo e Babilonia; sbarcava ad Amalfi; aiutato dal perfido Radalgiso, assediava Benevento; finchè Romualdo gli uccise quarantamila uomini in una rotta, dalla quale Florenti a mala pena campò la vita828. La qual favola è documento non solo della possanza, ma sì della cultura dei Kelbiti allo scorcio del decimo secolo; poichè loro si attribuisce proprio un fatto di cavalleria829. Il cronista poi, partigiano d'Otone terzo, non dimenticò di riferire la fondazione della terribile colonia del Garigliano (883) alla medesima cagione alla quale si apponea la sconfitta d'Otone secondo (982), cioè che i Bizantini avesser mandato a Palermo ed Africa, offrendo il regno d'Italia ai Saraceni830.
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