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      Così il buon Iûsuf, così Gia'far; il quale par quel desso ch'edificò il castel di Maredolce tra le abbondanti acque e i lieti giardini che furon poi delizia dei re normanni864. I capitani, intanto, mandati in guerra, riportavano a casa, con qualche poco di bottino, la vergogna della ritirata a Bari (1004) e della sconfitta a Reggio (1005): il principe stracurato e i ministri procaccianti aprian la strada a domestiche ambizioni. Donde Ali, figliuolo di Iûsuf, congiurò contro il fratello coi Berberi e gli schiavi negri; coi quali negli ultimi di gennaio del mille e quindici, ridottosi in un luogo non lungi di Palermo, si chiarì ribelle. Gia'far gli mandava incontro senza indugio il giund e le milizie della capitale865: a dì trenta gennaio si venne alla zuffa, la quale finì con molto sangue dei sollevati, e il rimanente diessi alla fuga. Ali preso, menato al fratello; il quale comandò di metterlo a morte, non curando le lagrime del padre paralitico: talchè entro otto giorni il temerario giovane si giocò la testa e la perdette. Gia'far fe' trucidar dal primo all'ultimo gli schiavi ribellati, e i Berberi scacciò dall'isola con le famiglie loro, niuno eccettuato; i quali si ridussero in Affrica866.
      Le croniche danno un insolito barlume su la ragione degli avvenimenti, aggiugnendo, che rimaso a Gia'far il solo giund siciliano e menomato l'esercito, i Siciliani imbaldanzirono contro i governanti867. Indi si vede essere stati i Negri squadre stanziali. I Berberi, avanzo delle colonie spopolate un tempo (940) da Khalîl-ibn-Ishak, o piuttosto delle soldatesche venute d'Affrica sotto i due primi emiri kelbiti, sembran anco milizia stanziale: squadre di giund che gli emiri tenessero appo di loro, pronte a servirli in casa e fuori, stipendiate con assegnazione temporanea di dhiâ, o vogliam dir poderi demaniali: picciola mano di gente, poichè tornò sì agevole di cacciarla via.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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