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      Fu tanto che a Kairewān rimasero abbandonate moschee, forni, bagni, chi non avea da ardere, andava a far legna nelle porte e nei tetti delle case senza padrone. Cacciati da quei flagelli, moltissimi abitatori delle cittą e delle campagne ripararono in Sicilia. La morķa cessņ; la carestia mitigossi884; poi ricomparve, con le cavallette e con la guerra civile, l'anno quattrocentosei (1015-16) e di nuovo il quattrocentonove (1018-19) e il quattrocentotredici (1022-23), e cosģ di tratto in tratto885.
      Morto intanto Badīs (aprile 1016) ed esaltato il figliuolo Moezz, Scerf-ed-dawla, ossia "Gloria dell'Impero" come era scritto nella patente del califo886, divampņ in quelle parti crudelissima proscrizione religiosa. Gli ortodossi d'Affrica, calcati per un secolo dagli Sciiti, rimbaldanzirono alla sgombrar della corte fatemita: ormai sģ grossi e rabbiosi, che Hammād fece assegnamento sopra di loro per togliere mezzo il regno ai nipoti; onde, chiaritosi ribelle, ristorņ (1014) il culto sunnita, pose mano al sangue degli eretici nelle province che gli ubbidivano, ed entrato per forza d'armi a Bugia, tanto stigņ i cittadini di Tunis che ammazzarono popolarmente que' della setta887, degni di mille morti, perchč non volean ripetere che Abu-Bekr ed Omar fossero in grazia di Dio. Cosģ la cupidigia e la vendetta prendon sempre una maschera pił brutta dello stesso ceffo loro, se lo mostrassero scoperto. Soffiavan entro il fuoco dal Kairewān quegli indomiti dottori di schiatta arabica; rincalzando forse gli argomenti teologici con l'esempio delle orribilitą che faceva ogni dģ in Egitto il pontefice delli Sciiti, il sanguinario e matto Hākem, arrivato non guari dopo al colmo d'ogni empietą, quando (1016-1021) assentģ a dirsi Iddio in una religione di suo conio, e per diletto mise a sangue ed a fuoco la capitale888. L'opinione pubblica trapelava, com'avviene, nella stessa reggia degli Zīriti; dove il precettore di Moezz stillņ la credenza ortodossa nell'animo baldanzoso d'un re d'otto anni.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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