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      Ond'ecco un dì (luglio 1016) che cavalcando il fanciullo nelle vie di Kairewân, gli sfugge di bocca una benedizione ad Abu-Bekr ed Omar; e ne scoppia repentino scompiglio tra il popolo e i seguaci del principe che in parte erano Sciiti. Fatti questi miseri in pezzi, cominciato a saccheggiare le case, a ricercare per ogni luogo i sospetti di quella, e di qual si fosse eresia, ad ammazzarli, uomini, donne e fanciulli; e ardean poscia i cadaveri e rapivano quanto poteano. La proscrizione tumultuaria propagossi in un attimo a Mehdia e per tutte le città dell'Affrica propria; s'allargò nei villaggi. Fra que' che morirono difendendosi, e quei che furono scannati come pecore, sommarono a parecchie migliaia. Rimase il nome di "Lago di Sangue" alla contrada ove caddero i primi tremila, e il fatto passò in proverbio, come la Saint-Barthélemi889.
      Durò almen due anni la persecuzione, mettendovi mano il principe per risparmiar, com'ei pare, il sangue; e non stando sempre a' patti il popolazzo. Perchè, del quattrocentonove (19 maggio 1018, 7 maggio 1019) si nota l'eccidio d'una man di Sciiti che se n'andavan esuli in Sicilia. Da dugento uomini montati a cavallo, e forse disarmati, i quali con lor famigliuole e lor genti di casa viaggiavano sotto scorta di cavalleria alla volta di Mehdia, per imbarcarsi. Pernottando alla borgata detta di Kâmil, rimorse la coscienza ai villani de' contorni se li lasciassero andar vivi: s'armarono; dettero addosso agli eretici non difesi da loro guardie e tutti li trucidarono; delle donne quante eran giovani e quante lor parvero belle disonorarono e poscia le uccisero890. Il miserando caso ci attesta che al par dei cacciati dalla fame del mille e cinque, riparavano in Sicilia gli eretici perseguitati in questi due anni, e che il governo d'Affrica sopravvedeva all'uscita, fornia forse le navi.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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