Ma nulla fecero907, o fuggirono dinanzi i Musulmani nelle due ricordate battaglie del mille trentuno908.
S'arrischiaron poi gli Affricani e i Siciliani a lontane scorrerie navali contro l'Impero. Un'armatetta musulmana, di qual nazione non si sa, dato il guasto alle costiere d'Illiria, corseggiava infino a Corfù: contro la quale uscito il navilio di Ragusa e il patrizio Niceforo governatore di Nauplia, la vinsero; presero la più parte dei legni, e quei che scamparono fecero naufragio ne' mari di Sicilia, del milletrentuno in sul fin della state909. Del trentadue, gli Affricani con grande sforzo infestavano le costiere ed isole di Grecia; e il patrizio Niceforo, superatili anco in battaglia, lor fe' cinquecento prigioni910. Affricani e Siciliani di maggio milletrentacinque si spinsero depredando tra le Cicladi fino alla costiera di Tracia; della quale temerità bastarono a punirli i governatori di provincia che mandatine altri cinquecento prigioni a Costantinopoli, impalarono i rimanenti lungo la marina d'Asia, da Adramito a Strobilo. Nè l'esempio atterrì tanto i corsari d'Affrica e di Sicilia che nella state un'altra armatetta loro non tentasse la Licia e isole vicine: i quali parimenti sconfitti dal navilio provinciale e presi, furono mazzerati, fuorchè una terza frotta di cinquecento che portò testimonianza di vittoria alla capitale. In questo mezzo la corte bizantina avea mandato all'emir di Sicilia un Giorgio Probato, a trattar la pace911, o piuttosto a gittargli un laccio al collo.
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