Non ho parlato del supposto che Siciliani fossero gli Arabi, ed Affricani i Berberi, perchč sarebbe molto alieno dall'uso del linguaggio e dai fatti della storia, i quali ci mostrano ridotta al nulla la schiatta berbera in Sicilia920.
La nobiltą era scemata e fiaccata, come in ogni altro stato musulmano, per la lotta contro il principato. Dopo gli Aghlabiti e i primi Fatemiti, le dič duro crollo (948) Hasan-ibn-Ali, il Kelbita; il figliuolo Ahmed ne accarezzņ ed imbrigliņ li avanzi (966); e l'altro figliuolo Abu-l-Kāsim li trasse seco al martirio sul campo di Stilo (982). Talchč i nobili per loro virtł nelle guerre d'independenza e di religione, per loro vizii nei tumulti dell'oligarchia, avean perduto il sangue vitale, mal supplendolo le famiglie che veniano d'Affrica: menomati di numero e facoltą, cominciarono fors'anco a tediarsi della guerra quando i Kelbiti promossero le lettere, le cortesie e il viver lieto.
Intanto, corsi due secoli dal conquisto, era venuto su il popolo, o cittadinanza che dir si voglia. Da una mano i Musulmani mercatanti e artigiani che passavano d'Affrica in Sicilia e raggranellavano danari con la industria; dall'altra mano, assai maggior numero, i Cristiani del paese, proprietarii ed affittaiuoli delle terre che si voltavano all'islamismo; i liberti di case nobili, che convertiti s'avviavano agli oficii pubblici ed alla milizia; i figliuoli degli uni e degli altri, spesati negli studii legali e fatti notabili per sacro dritto della scienza, componeano tal classe che per numero vincea di gran lunga la nobiltą, nč avea da invidiarle gli avvantaggi della ricchezza nč dell'intelletto; le si accomunava negli oficii dello stato e la superava nei consigli municipali.
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