Mancņ Maniace all'esercito nel fortunoso momento, che Ardoino e i Normanni levarono l'insegna della ribellione in Puglia; donde il catapano Michele Doceano fu necessitato ripassarvi con parte dell'esercito nell'autunno del millequaranta959. I Musulmani di Palermo, che non era stata mai occupata960, ripigliarono allora gli assalti. Stefano e l'eunuco, inetti entrambi e ladri, nč seppero combattere alla campagna, nč mantenere i presidii ordinati da Maniace; e il catapano, toccate dai Normanni due sanguinose sconfitte (17 marzo e 4 maggio 1041), richiamņ di Sicilia, com'ultima speranza, i Calabresi, i Macedoni e i Pauliciani961. Pertanto dei presidii bizantini qual non fu cacciato se ne andņ dassč962. Crebbe il disordine per la mutazione di stato e incertezza di consigli a Costantinopoli, dove, morto Michele Paflagone (dicembre 1041), era salito al trono un altro giovinastro che sol pensava a disfarsi di Zoe e dei ministri del predecessore: e cosģ Stefano e il Pediadite furono richiamati e mandato senza forze a ristorar la guerra in Sicilia Doceano che l'avea sģ infelicemente governata in Terraferma963; il quale fece quel si doveva aspettare da lui. All'entrar del millequarantadue, l'impero avea riperduto l'isola, da Messina in fuori.
Tenea Messina un protospatario Catacalone, soprannominato l'Arsiccio964, con trecento cavalli e cinquecento pedoni del tema d'Armenia; quando venne ad osteggiarlo (1042 marzo?) una massa di Musulmani levata popolarmente in tutta la Sicilia, condotta, a quel ch'e' pare, da un principe kelbita, forse Simsām965. L'Arsiccio si serrņ per tre dģ nelle mura, senza dar segno di vita, lasciando il nemico a predare e gavazzare all'intorno e persuadersi ch'egli avesse paura.
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