CAPITOLO XI
Ai miseri Cristiani di Sicilia parve risorgere a vita nuova quando fu innalberata in lor cittadi e castella la insegna della croce col motto di: "Cristo vince." San Filareto, il quale si trovò forse a Traina la dimane della battaglia970, solea narrar che rendettero grazie solenni nelle chiese; che spezzarono i ceppi messi ai piè a lor fratelli prigioni; che caduto il terrore di quel fier tiranno affricano, respirarono in libertà971. La qual voce sappiam che significhi quando due religioni contendon tra loro. Alla santa esultanza del riscatto si mescolò la vendetta, l'ingiuria; nè andò guari che costrette le armi bizantine a sgombrare di Sicilia, molti abitatori cristiani emigrarono in Terraferma972, aspettandosi la pariglia dai Musulmani. Il grosso della popolazione battezzata, com'avvien sempre per amore della patria, necessità o tiepidezza d'animo, restò lì dov'era. E così al conquisto normanno il Valdemone si trovò pien di Cristiani973, e sminuzzoli anche se ne contavano per le valli di Noto e di Mazara, in Siracusa974, Palermo975, Vicari976, Petralia977, ed altri luoghi978. Le vicende della guerra normanna nelle quali bastarono due anni ad occupare il Valdemone e ce ne vollero trenta a soggiogar le altre due valli, provano similmente che nella prima regione fossero pochi presidii musulmani nelle principali città e fortezze in mezzo a popolazioni cristiane timide ma nemiche; e nel rimanente dell'isola, al contrario, pochissimi Cristiani soffocati tra le turbe dei circoncisi.
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