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      Poi vergognando di vivere a casa de' laici, San Luca adocchiò tra le rupi d'Armento un sito da potersi afforzare senza fatica, e v'innalzò un altro monastero, che fu come l'acropoli d'una colonia basiliana, di tanti chiostri minori e romitaggi e cappelle, sparsi nella provincia, fondati la più parte da San Luca, lavorandoci fin di sua mano; dei quali lo riconobbero abate, e veramente fu capitano. Perchè una volta venuti i Musulmani di Sicilia a dare il guasto, s'erano attendati alla pianura presso una cappella e profanavanla e scorreano i dintorni, riportandone gran tratta di prigioni incatenati. San Luca scortili dall'alto della rôcca, intona i salmi; ritto in su la porta del chiostro fa la rassegna; arma i frati più gagliardi, lascia i deboli in presidio: e con la croce in mano, conduce il bruno stuolo sopra i nemici; i quali si sbaragliarono, gittaron le armi al súbito assalto ed alla vista del Santo, che loro apparve sul mitico destrier bianco, raggiante di luce. Ma ciò non tolga fede alla valente fazione. Con pari animo andò girando ad assistere da medico e padre spirituale i frati della colonia, mentre ardeavi spaventosa moría. Venuta poi di Sicilia a visitarlo una sorella sua per nome Caterina, madre di due altri santi Antonio e Teodoro, fondò presso Armento un monistero di donne. Talchè salito San Luca al sommo della fama claustrale, morì il tredici ottobre novecentonovantatrè, non pur vecchio, s'egli è vero che lo compose nella fossa quel medesimo San Saba stato suo superiore a San Filippo d'Argira.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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