Del quale, nè dei due nipoti di Luca, non si fa memoria altrove, nè si sa come abbiano meritato l'appellazione di santi1008.
Similmente s'illustrò in Terraferma, e ci è noto per gli scritti d'un greco di Calabria, San Filareto, del quale accennammo nella guerra di Maniace. Nato di schiatta greca, forse a Traina1009, mandato a scuola appo un sacerdote, delibò degli studii quanto gli parve abbastanza, dice l'agiografo: giovane frugale, mansueto, assiduo in chiesa, aiutava a lavorare i poderetti paterni e vide la liberazione e il subito precipizio dei Cristiani di Sicilia. Perchè passata la famigliuola a Reggio, indi a Sinopoli, e messosi col padre agli altrui servigii in campagna, gli stenti della vita, la lontananza dalla patria profondamente sbigottirono quell'animo tenero e malinconico. Sperando pace nel chiostro e non sapendo lasciare il padre e la madre, egli unico figliuolo; dopo lunga perplessità lor si fece innanzi, si gittò ginocchioni, svelò il proponimento; ed assentitogli, ruppe in lagrime baciando mani e piedi ai genitori. A venticinque anni proferì i voti nel monastero di Aulina tra Seminara e Palmi, fondato da Sant'Elia di Castrogiovanni1010, del quale poi solea leggere assiduamente e contemplare la vita; ma nè l'indole sua, nè le condizioni delle cose lo portavano ad imitare il missionario demagogo del nono secolo. Nell'adunanza dei frati solennemente gli furon vestite, dice l'agiografo, le armadure simboliche, la tunica usbergo di carità, il mantello scudo di fede, il cappuccio elmo di speranza, il cingolo freno contro libidine; impugnò a guisa d'asta la croce: e mutato il nome di Filippo in Filareto, dato a tutti il bacio fraterno, lo messero a guardare gli armenti del monastero.
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