Durissima vita a chi era avvezzo a qualche agio ed un po' allo studio1011. Si sobbarcò pur lietamente; fu specchio d'obbedienza monastica, di pietà, di buoni costumi; e non fece miracoli mai: se non che due anni dopo morte, una luce che usciva dalla sepoltura v'attirò i devoti, indi i malati; e cominciarono le guarigioni miracolose. Era morto Filareto di cinquant'anni, verso il millesettanta. Un piccino, gracile, dal volto ovale, scuro e pallido, dagli occhi azzurri e poca barba, tardo al parlare. Così lo dipinge il monaco Nilo, il quale in tutta l'agiografia ora ripete, or dice passar sotto silenzio i particolari che gli avea sentito raccontare, su le cose domestiche e pubbliche al tempo di sua gioventù. Candide tradizioni, su le quali il compilatore incollò una rettorica nè bella nè brutta, una pietà verbosa ma non ciarlatana, che l'una e l'altra agevolmente si staccano; e ne rimane quel buon documento storico che ci è occorso e ci occorrerà tuttavia di citare1012.
Così gli scuri sembianti d'Ippolito e Prassinachio, lo zelo claustrale di Luca di Demona e Vitale da Castronovo, e la rassegnazione di Filareto rispondono alle tre vicende principali della opinione pubblica appo i Cristiani di Sicilia dal principio del decimo secolo alla metà dell'undecimo. Delle altre agiografie di questo tempo, è spuria, a detta degli stessi Bollandisti, quella di Santa Marina1013. La leggenda di San Giovanni Therista, non regge alla critica: tanti casi da romanzo intessuti sopra un anacronismo1014. Non meno maravigliose e pur son verosimili e cavate in parte da buone autorità, le avventure di San Simeone, che nacque a Siracusa nella seconda metà del decimo secolo, di padre bizantino e madre calabrese, e morì a Treveri il mille trentaquattro.
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