L'attesta un autore arabo dell'undecimo secolo, con dir preciso che "s'eran fatti musulmani la pił parte degli abitatori."1017 Che se Urbano secondo, nella bolla del millenovantatrč, lamentava la religione spenta nell'isola per tre secoli, non volea significar altro che la misera condizione della Chiesa siciliana e il picciol numero dei Fedeli, se tali pur gli pareano quei di rito greco1018. Sembra privo d'ogni fondamento il supposto che i Cristiani di Sicilia al conquisto normanno fossero i venuti al tempo di Maniace, poichč questi condusse soldati, non coloni; e i soldati, come si č detto, non tardarono a ripassare in Terraferma1019.
All'incontro la libertą del culto si deve intendere entro i limiti osservati in generale negli Stati musulmani1020;] senza persecuzione o pur insolito rigore, di che non v'ha alcun indizio in Sicilia dal principio alla fine della dominazione musulmana. Ma va messo in forse, come affermazione di cronica moderna e zeppa di errori, che un principe musulmano dell'isola accordasse ai Cristiani di celebrare pubblicamente gli oficii divini e recare l'eucaristia ai moribondi1021. Va rigettata ritondamente la istituzione d'una confraternita nella chiesa di San Michele del monistero delle Naupactitesse in Palermo, l'anno mille e quarantotto, nella quale fossero ordinate processioni ogni mese e festa annuale ed esequie solenni dei confratelli morti. Il diploma di rinnovazione di quegli antichi statuti, che č serbato nell'archivio della cappella palatina di Palermo, non fa menzione della cittą, nč il nome topografico che vi occorre1022 appartiene a Palermo nč ad altra terra di Sicilia.
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