Torme di Berberi, dunque, amiche e non amiche a casa zîrita, adescate con un po' di denaro e molte speranze; masnadieri senza disciplina, di quei che dieci anni dopo, assaliti in casa loro dagli Arabi d'oltre Nilo, spulezzarono trentamila contro tremila alla prima battaglia1025. Non fecero miglior prova nella giornata di Traina, mescolati con gli Arabi di Sicilia, ch'eran tratti a forza, e lor cominciava a puzzare la dominazione affricana. La strana fuga d'Abd-Allah di fianco verso la marina e indi per nave a Palermo, dimostra l'esercito, non che scompigliato, ammutinato, minacciante l'infelice capitano. Senza ciò, per codardo e inesperto che fosse costui, spronava per la più corta alla capitale, con la speranza di rannodare le genti, in tre o quattro giornate di cammino tra castella e luoghi fortissimi per natura.
Scoppiaron al certo dopo la rotta di Traina nelle milizie siciliane, nella cittadinanza di Palermo e d'altri luoghi del Val di Mazara, le querele che gli annali arabici portan dopo la morte di Akhal, senza l'appunto del tempo, luogo e causa prossima1026; ma v'ha quella stampa di costernazione d'un popolo che vegga il subisso. Altercavano i Musulmani di Sicilia, avversarii e partigiani di Moezz, rinfacciandosi reciprocamente: "Voleste mettervi in casa gli stranieri! Per dio! che l'è finita bella: ecco il frutto dell'opera vostra1027!" E pentiti gli uni e gli altri, si univano ai danni d'Abd-Allah. Si venne al sangue in Palermo, col presidio o con alcuna schiera leale che tornasse di Traina: il figliuolo di Moezz, perduti ottocent'uomini1028 nella zuffa, si gittò coi rimagnenti su l'armata; e scampò in Affrica.
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