Ove ponghiamo mente al genio randagio degli Arabi, alla comunanza di leggi, usi, costumi e in gran parte anco di schiatta, dei Musulmani che teneano il bacino occidentale del Mediterraneo, non staremo in forse che la Sicilia partecipò delle arti e lusso della Spagna e costiera d'Affrica, sì come è provato che ebbe analoghe vicende politiche e cultura di lettere. Così anco dei monumenti. Perirono nella guerra normanna quasi tutti que' dei Musulmani; e pur non vi ha menomo dubbio del loro splendore, quando l'autor della vita di San Filareto lodava i tempii ed altri sontuosi edifizii delle città maggiori della Sicilia1164; e il conte Ruggiero, dopo averci lavorato per trent'anni con ferro e fuoco, scrivea patetico in un diploma del millenovanta, delle vaste e frequenti rovine delle città e castella saracene; de' vestigii di lor palazzi, fabbricati con mirabile artifizio, adatti, non che ai comodi, ad ogni lusso e delizia della vita1165. Nel sesto libro toccheremo l'architettura arabica sotto i Normanni, alla quale dobbiam tutti i monumenti che avanzano in Sicilia del medio evo, da pochissimi in fuori. Dico due o tre, da che la iscrizione neskhi intagliata a mo' di fregio nelle mura del palagio della Cuba, porta il nome di re Guglielmo secondo e la data del millecentottanta1166. Bagni di Cefalà e il palagio della Zisa sembrano più antichi, alla gravità della scrittura cufica che altra volta li coronò1167; e il palagio e bagno di Maredolce, ancorchè non vi si trovino iscrizioni, parrebbe contemporaneo; ma rimanendo sempre incerta l'epoca, e sendo state racconce le fabbriche di poi, e la Zisa anche abbellita dai Normanni, non vi si può fondare giudizio su l'arte arabica di Sicilia nell'undecimo secolo.
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