Ma le scienze antiche, come le chiamarono gli Arabi per averle tolte in presto dai Greci, trovarono ostacolo nella tenacitą semitica del popolo dominatore, il quale se n'era invaghito per ebbrezza di nuovo acquisto, e d'un subito s'arretrņ, spaventato, dal cammin che credea lo menasse all'inferno. Poi prevalendo genti pił grossiere, in Levante i Turchi, in Occidente i Berberi; irrompendo Cristiani d'ogni banda nell'impero musulmano, esacerbaronsi le passioni religiose, rinnegņssi il secolo di Harūn Rascīd, e quelle sospette scienze sparvero ad una ad una tra le tenebre ricadenti sul mondo musulmano.
Le ristorate dottrine dunque d'Aristotele, d'Euclide, d'Ippocrate, non solo ebbero minor tratta di seguaci al tempo della civiltą arabica, ma sendo ite in bando dalla terra d'islam, dileguavasi dal decimoquarto secolo in poi la memoria di cui le coltivņ. I biografi tuttavia s'affaticarono a rintracciare nomi e aneddoti di grammatici, retori, lessicografi, interpreti del Corano, tradizionisti, giureconsulti, teologi e mistici d'ogni maniera, e vennero a capo di trovarne molti sfuggiti alle ricerche dei predecessori; ma fecero guarda e passa nelle altre scienze. Similmente si smettea di copiarne i libri. Ho voluto notare cotesta disuguaglianza nelle proporzioni della storia letteraria e le due cause da che venne, perchč la non sembri difetto peculiare degli Arabi Siciliani. Un pugno d'uomini, del resto, datisi alla cultura intellettuale per qualche secolo e mezzo, soggiogati quando coglieano il frutto, perseguitati e dispersi entro un altro secolo: meraviglia č che ce ne rimanga qualche brano di memorie letterarie per caritą di cui accolse in casa gli esuli sconsolati.
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