Con altri versi, mordendo un poeta bisognoso o avaro, ci ragguaglia del sussidio di cinque dīnar al mese che porgea la corte fatemita agli uomini di lettere. Morģ costui pria della metą del duodecimo secolo1431: l'ultimo forse dei Siciliani che dopo il conquisto s'erano affidati alla caritą fatemita.
Pił franca ospitalitą loro offrivano in Spagna da dodici dinastie gareggianti a bandir corte per mostrar che da vero regnassero; la miglior parte gentiluomini arabi, usi a far della poesia lusso ed a tener unica virtł civile la liberalitą. Sia la frequenza dei commerci, sia il gusto delle lettere, si strinse con la Sicilia pił che ogni altro stato spagnuolo quel dei Beni-Abbād di Siviglia: e gią al tempo di Mo'tadhed (1041-1068) s'era rifuggito nell'isola un poeta Abu-Hafs-Omar-ibn-Hasan, di nobil gente spagnuola, amico del principe, poscia temuto e perseguitato; il quale tornato alfine in patria, Mo'tadhed lo fece assassinare1432. Ma succeduto al cupo tiranno il figliuolo Mo'tamid, che avea gran cuore in guerra e in casa, ed altamente sentiva in poesia, la corte di Siviglia fu asilo dei poeti Siciliani Abu-l-Arab e Ibn-Hamdīs.
Abu-l-Arab-Mos'ab-ibn-Mohammed-ibn-Ali-Forāt, coreiscita della schiatta di Zobeir, nato in Sicilia il quattrocentoventitrč (1033) avea nome gią di gran poeta, quando, occupata Palermo dai Normanni, impazienza del giogo stretta di povertą lo sospinsero ad andar via, dicendo alla patria ch'essa l'abbandonava non egli lei1433. Mo'tamid gli avea profferto asilo a Siviglia; mentr'egli pur tentennava, sbigottito dai rischi del viaggio, invecchiato a quarant'anni, aveagli mandato per le spese cinquecento dīnar: e vedendolo giugnere a corte dopo un anno o poco meno (465, 1072-73), l'accolse lietamente, gli fu poi sempre largo di danari e d'affetto1434; e quegli ne rendea merito coi versi; par anco abbia militato in alcuna impresa del mecenate1435. Sopravvisse Abu-l-Arab alla ruina di casa Abbadida una ventina d'anni, sapendosi di lui fino al cinquecento sette (1113-14). Improvvisatore, poeta di gran fama, pił arabo che niun altro Arabo nel pregio della lingua, dice Ibn-Bassām, scherzando sul soprannome; e Scehāb-ed-din-Omari, preso d'un estro di prosa rimata, lo esalta duce e maestro di tutti i poeti del suo secolo e gente1436. In vero le Kasīde ed altri componimenti d'Abu-l-Arab, dei quali non ci mancano squarci, sembrano elegantissimi di lingua e stile; arabici pur troppo in ragion poetica, ma vi si frammette spesso la semplicitą che dianzi lodammo in Ibn-Tūbi.
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