Ibn-Tazi, cultor di scienze e di lettere1476, facile ingegno ed umore bilioso, censor di vizii infangato in brutto costume egli stesso, va lodato tra i primi poeti satirici degli Arabi per vivacitą di concetti, stile incisivo, e pur naturale, eleganza e grazia non infrequente1477. Ci avanzan di lui, dopo che li vagliavano Ibn-Kattā' e Imād-ed-dīn, da ottanta epigrammi, tra descrittivi ed erotici, se cosģ possan chiamarsi, e satirici; ma sol di questi diremo. Dei quali č grave e lepido molto quel sopra i Sufiti1478; altri con lindura riprendono vecchi che tingeano i capelli1479, facce irsute di barba1480, e noiosi cantori1481: ed erano ridicolaggini del tempo. Su i vizii eterni dell'umana natura lanciņ arguti motti ad avari1482. chiacchieroni1483, permalosi1484; nč perdonņ ai difetti fisici1485: mise il dente ove potč a lacerare con rabbia, ed arrivņ a chiamare l'umanitą razza di vipere e cani1486. Ruzaik-ibn-Sahl, gią nominato, toccņ l'argomento con pił misura e men poesia, nei soli versi che ci rimangon di lui1487.
Meritano i Kelbiti particolar menzione pria di continuare la lista dei poeti minori, perchč s'e' non arricchirono gran fatto il Parnaso siciliano, incoraggiarono e favorirono cui v'aspirasse. Dell'emiro Ahmed (953-969) si ricordano due mediocri versi con che si lagnava che in etą avanzata nol curasser le donne: strana querela in bocca a principe musulmano1488. Cantņ pił lietamente d'amore Abd-er-Rahman-ibn-Hasan, intitolato emiro per onor di famiglia e Mostakhles-ed-dawla (L'eletto dell'impero) per oficio ch'avesse tenuto a corte fatemita in Egitto1489, Abu-Mohammed-Kāsim-ibn-Nizār, detto anche emir, contemporaneo di Ahmed, poscia prefetto di polizia a Misr, ci attesta la puntigliosa superbia di sua gente in faccia anco al principe1490. Improvvisava l'emiro Giafa'r-ibn-Iūsuf qualche versuccio, e faceva ai poeti le carezze dell'asino1491. L'altro Giafa'r soprannominato Thiket-ed-dawla, figliuolo di Akhal, si scusava in rima delle promesse non compiute per la malignitą di sua fortuna1492. Del dotto e audace Ammār abbiam detto e de' suoi versi1493. Abu-Kasim-Abd-Allah-ibn-Selmān di gente Kelbita, si vantava con mediocre poesia d'amare e proteggere la virtł, esalava lamenti erotici, e attestava l'epoca in cui visse, dicendosi circondato da nemici che facean le viste d'ossequiarlo1494. Avanzņ ogni altro Kelbita nel pregio dei carmi un Gia'far-ibn-Taib, che carteggiavasi con Ibn-Kattā', n'ebbe lodi nell'Antologia siciliana e meritolle, come provano due squarci di Kasīda e qualche altro verso petrarchesco1495. Caduta la dinastia, que' che se ne divisero le spoglie, ambiron pur ad onori letterarii che noi non possiamo assentire: dico, il kaid Abu-Mohammed-ibn-Omar-ibn-Menkūt1496, e il kaid Abu-l-Fotūh figlio del kaid Bodeir-Meklāti ciambellano, soprannominato Sind-ed-dwala, d'umor niente allegro1497. Fe versi anco Ibn-Lūlū, detto forse per errore principe di Sicilia1498. Nč sdegnava l'arte un prefetto di polizia di que' tempi, per nome Abu-Fadhl-Ahmed-ibn-Ali, coreiscita1499; nei cadi Abu-Fadhl-Hasan-ibn-Ibrahim-ibn-Sciāmi, della tribł di Kinana1500, Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Kāsim-ibn-Zeid, della tribł di Lakhm1501, e Ahmed-ibn-Kāsim gią ricordato1502.
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