Suppongo compiute queste vicende il millecinquantatrč dell'era cristiana, quando Moezz era con l'acqua alla gola; ritraendosi che il quattrocentoquarantacinque dell'egira (1053-4), mandato da lui il navilio a ridurre Susa che gli s'era ribellata, trovņ in que' mari l'armata del Sāheb di Sicilia, e temendola ostile dič di volta1551. La quale denominazione di Sāheb s'adatta a Ibn-Thimna e non meno la nimistą contro casa zīrita.
      Durņ quanto potea la concordia tra i due capi di parti, l'uno vittorioso, sciolto d'ogni timor di fuori, l'altro umiliato; rivolti entrambi ad avvantaggiarsi con la forza neutrale ch'erano i municipii. Il parentado dič occasione a scoprir nuovamente la nimistą. Meimuna, donna d'indole altera, pronto ingegno e lingua troppo pił pronta, solea bisticciarsi col marito; il quale forse non l'amava nč ella lui, forse rinfacciava l'indole plebea alla figliuola del Demagogo. Una sera Ibn-Thimna, acceso dal vino, ricomincia i piati domestici, trascorre alle villanie; Meimuna gliene dą di rimando; e il feroce ubbriaco, come se avesse letto i fasti di Caligola o di Nerone, le fa segar le vene d'ambo le braccia. Ma un figliuolo di lui per nome Ibrahim accorreva a tempo, chiamava i medici, ed arrestavano il sangue; si che la dimane rientrato in sč Ibn-Thimna, andņ a scusarsi dei furori dell'ebbrezza, e Meimuna fe sembiante di perdonarlo. Dopo onesto spazio di tempo, ella il pregava le concedesse di rivedere i parenti; quegli, o non sospettando non curandola, o ch'ei cercasse pretesto d'attaccare briga con Ibn-Hawwasci, le dič licenza; mandolla con onorevole scorta e ricchi presenti a Castrogiovanni.