Contò allora il caso al fratello; quei le giurò che mai non la rimanderebbe all'efferato signore. Indi Ibn-Thimna a rivendicar i diritti di marito e di re, a minacciare quel che tenea vassallo e plebeo: ma Ibn-Hawwasci non si spuntò dal niego; ed entrambi apparecchiarono le armi.
Ibn-Thimna movea all'assedio di Castrogiovanni; l'altro gli uscì all'incontro; lacerò a brani a brani l'esercito nemico, dicon gli annali, e lo inseguì fin presso Catania con grandissima uccisione. Se prima o dopo della sconfitta non si sa, la Sicilia tutta da Catania, qualche altra città all'infuori, prestava obbedienza al vincitore, anche Palermo. Indi si scorge che la cittadinanza della capitale e delle città maggiori, la quale avea deciso altre fiate i litigi tra le due parti, gittandosi or con l'una or con l'altra, compiè quest'altra rivoluzione a favor d'Ibn-Hawwasci. E in vero, dileguato il timore delle armi di Moezz, il capo dei gentiluomini avea dovuto aggravar la mano su la cittadinanza al par che su la parte siciliana, e provarsi a prender in quelle regioni dell'isola l'autorità, della quale non godeva altro che il nome. Il terzo partito dunque, com'or si chiama, lo messe giù al par di Akhal, del figliuolo di Moezz e di Simsâm. Ibn-Thimna condotto agli estremi, si ricordò che v'erano in Sicilia e in Calabria i Cristiani. Pratiche s'erano cominciate al certo tra gli uni e gli altri fin quando si videro sventolare da Messina su l'altra sponda dello Stretto le gloriose bandiere normanne. Il signor musulmano si cacciò, traditore a sua schiatta e religione, tra le sante trame di chi volea scuotere il giogo: corse a Mileto offerendo la Sicilia al conte Ruggiero, con la solita speranza ch'ei la conquistasse per fargliene dono1552.
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