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      3 Mawerdi, Ahkām-Sultanīa, lib. III, edizione di Enger, p. 51.
      4 Mawerdi, op. cit., lib. I, p. 23, enumera cosģ i dritti dello imām, ossia califo, pontefice e principe: 1° Conservar la fede secondo i dommi cardinali e le interpretazioni concordi degli imām precedenti, e ricondurre all'ortodossia i novatori, con la ragione o con la forza; 2° Far eseguire le leggi civili e criminali; 3° Vegliare alla sicurezza interna; 4° Fare osservare i precetti religiosi; 5° Difendere il territorio; 6° Portar guerra agli Infedeli; 7° Riscuotere le legittime entrate pubbliche; 8° Pagare gli stipendii e spese pubbliche; 9° Adoperare capaci e fidati ministri; 10° Trattar dassč le faccende pił rilevanti. Tolti questi due ultimi paragrafi che contengono consigli di condotta, non ordinamenti di diritto pubblico, gli altri doveri dell'imām non differiscono da quei dello emiro, che nella potestą d'interpretare i dommi.
      5 Mawerdi, op. cit., lib. III, p. 47, 48. Questo autore aggiunge che l'uficio di emiro poteva essere generale ovvero speciale; sendo lecito destinare un emiro alle cose di guerra e di polizia, come noi diremmo, e un altro all'azienda e giurisdizione; op. cit., p. 51. Ma tal caso sembra avvenuto assai di rado. Mawerdi stesso, p. 54, dice che nelle province conquistate di recente l'uficio di emir, di dritto, diveniva generale; nč si potea diminuirne il territorio, nč l'autoritą. Le ragioni che ne allega Mawerdi son fondate su l'assioma, che il ben della religione e della repubblica musulmana va anteposto al capriccio del califo.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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