57 Isidoro De Beja, cap. XLVIII, su l'autoritą del quale hanno registrato questo fatto M. Reinaud, Invasion des Sarrazins en France, p. 16; e il prof. Dozy, Glossaire al Baiān, tomo II, p. 16.
58 Baiān, tomo I, p. 84. A questo esempio si potrebbe aggiugner quello delle terre che pagavan decima, su le quali il secondo principe aghlabita, Abd-Allah-ibn-Ibrahim, comandņ (812) che si levasse un tanto all'anno secondo la misura della superficie, e non pił la decima in derrata. Ibrahim-ibn-Ahmed, che avea continuato o ripigliato tale abuso, il cessņ l'anno 902. Baiān, tomo I, p. 87 e 125. Nowairi, in appendice a Ibn-Khaldoun, Histoire des Berbčres, versione di M. De Slane, tomo I, p. 402. Or come decima in derrata significa ordinariamente zekāt, cosģ le terre che ne pagavano si dovrebbero credere libera proprietą de' Musulmani. Nondimeno si puņ dare che i cronisti abbian voluto significare la doppia decima, ossia kharāg, dovuta sopra terre tributarie, e che la ingiusta innovazione fosse stata soltanto nel modo della riscossione in danaro, e a misura di superficie. Mi induce a tal supposto l'enormezza che sarebbe stata a mutare la zekāt in tassa fondiaria; e mi vi conferma la opinione di alcuni giuristi, riferita da Mawerdi, op. cit., lib. XVII, p. 335, cioč che il kharāg su le terre da seminato non potea passare il dieci per cento su la raccolta.
59 Baiān, tomo I, p. 125, 175, 184, 273, anni 289 (902), 303 (915), 305 (917), 405 (1014).
60 Il Martorana, Notizie storiche dei Saraceni Siciliani, tomo II, p. 130, e nota 254 a p. 252, afferma potersi provare la esistenza di cosģ fatti poderi coi nomi di cittą e castella che rispondono a quelli di emiri siciliani.
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