Andņ poi a Neritīnū (Bartībū etc.), e se ne insignori alla fine di regeb, Ei dič esempi di giustizia e di buona condotta verso i sudditi. Andņ poi a Taormina etc.,» seguendo a narrare la espugnazione di questa cittą nel 902. Or lo squarcio che ho messo in carattere corsivo č compendio esatto, e in molti luoghi trascrizione, di quello che contiene le imprese di Abd-Allah del 901, il quale si trova sotto l'anno 287; se non che in quest'ultimo manca la impresa di Neritīnū. E evidente dunque che Ibn-el-Athīr, o il copista, replicņ nella guerra d'Ibrahim parecchi fatti di quella di Abd-Allah dell'anno precedente. Č evidente, dico, per lo assedio di Demona, vittoria di Reggio, presura delle navi greche a Messina, e distruzione delle mura di questa cittą. Mi pare probabile per la occupazione di Neritīnū.
      E ciņ perchč Ibn-Khaldūn, il quale compendiava gli annali di Ibn-el-Athīr, e un'altra cronica pił antica, dopo tutte le imprese di Abd-Allah come noi le abbiamo narrato, fino alla distruzione delle mura di Messina, continua: «Indi tragittņ nella vicina parte d'Italia (cosģ va resa la denominazione di a'dwet-er-Rūm); combattč con popoli Franchi d'oltre il mare; e tornņ in Sicilia.» La cittą dunque il cui nome leggiam sģ male in Ibn-el-Athīr, par che giacesse nella regione vagamente chiamata a'dwet-er-Rūm, che non si puņ intendere del solo stretto di Messina, ma di tutta la costiera che guarda la Sicilia, se si ricordi il valor della denominazione analoga di Berr-el-A'dwa in Affrica. I Franchi combattuti da Abd-Allah non poteano esser che le genti dei duchi di Spoleto e Camerino condotti ai soldi di Leone il Sapiente.