Hagi-Khalfa, ediz. Fluegel, tomo V, p. 144, 152, ni 10,448 e 10,500, attribuisce ad Empedocle: 1° un "Libro della Metafisica," cosģ intitolato al par di quello notissimo d'Aristotile, e 2° un "Libro su la resurrezione spirituale e su l'assurdo che le anime risorgano come (si rinnovano) i corpi." Ma il Wenrich, De auctorum gręcorum versionibus etc., p. 90, li crede apocrifi entrambi, non trovandoli in Diogene Laerzio.
Che che ne sia di questo argomento negativo, par che appartengano ad Empedocle, o almeno ad alcun di sua scuola, i libri col nome del filosofo agrigentino, dei quali gli Arabi possedeano le versioni. Penso cosģ perchč le opinioni fondamentali attribuite ad Empedocle dal Kitāb-el-Hokemā, e pił distintamente da Sciarestani, testo arabico, p. 260, seg., ben si accordano col panteismo che ritraggiamo dai frammenti di questo filosofo e dalle notizie che ce ne danno gli scrittori antichi. Al dir de' due eruditi arabi, la Divinitą d'Empedocle era l'astrazione della scienza, volontą, beneficenza, potenza, giustizia, veritą ec.; non gią un essere reale dotato di dette qualitą e chiamato con que' varii nomi. La nota dottrina di Empedocle su l'amore e l'odio, ossia l'attrazione e repulsione, si vede anco chiaramente nella cosmogonia che gli attribuisce Sciarestani.
Il filosofo spagnuolo che al dire del Kitāb-el-Hokemā tolse sue dottrine da Empedocle, ebbe nome Mohammed-ibn-Abd-Allah-ibn-Mesarra-ibn-Nagīh, nato in Cordova l'883 e morto il 931. Costui, dopo avere studiato alla scuola del proprio padre e di due altri dotti spagnuoli, fu perseguitato come zindīk, per troppo zelo di spargere le dottrine d'Empedocle; talchč si rifuggiva in Oriente.
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