A capo di lunghi anni, tornato in Spagna, ricominciò a insegnare la stessa filosofia più copertamente e cadde di nuovo in sospetto d'empietà.
Un compendio di quest'articolo del Tarîkh-el-Hokemâ si legge in Ibn-abi-Oseibi'a, MS. di Parigi, Suppl. Ar. 673, fog. 22 recto, e Suppl. Ar. 674, fog. 40 verso
204 Abulfeda, Annales Moslemici, an. 449 (1057), notando la morte di questo gran poeta, inserisce senza scrupolo i versi che cito.
205 Sciarestani, Kitâb-el-Milel "Libro delle sètte," testo arabico, p. 147, seg., nota la differenza che correa tra i Bâteni antichi, ossia filosofi razionalisti, e i Bâteni moderni, sètte miste, chiamate con varii nomi in varii paesi.
206 Makrizi, presso Sacy, Exposé de la religion des Druses, tomo I, p. XIII, attesta questo fatto. La origine arabica si vede anche dai nomi dei capi di parte riferiti da Sciarestani.
207 Veggasi il Libro I, cap. III, p. 69 del 1° volume.
208 Sciarestani, Kitâb-el-Milel, testo arabico, p. 85, seg. L'autore nota tra i principii comuni alle sètte kharegite che il peccato grave porti infedeltà, ma nol ripete tra le opinioni particolari dei primi Khâregi del tempo di Ali.
209 Sciarestani, op. cit., p. 87 a 102.
210 Nell'originale "Kâhregi". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]
211 Sciarestani, op. cit, p. 108, 109.
212 È plurale dell'aggettivo Ghâli, che significa "eccedente, smoderato."
213 Sciarestani, op. cit., p. 109, 132, 133; il quale rintracciando il cammino di coteste opinioni, e ignorando l'origine indiana della incarnazione (Holûl) la attribuisce ai Cristiani.
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